Da
Rockit:
C'è una parte di artisti romani che sembra uscire direttamente dai laboratori dell'elettronica londinese, d'altronde è dai mitici rave dei primissimi '90 che la città del colosseo si pone a baluardo di questo tipo di estetica.
Oggi i ragazzini quindicenni che nel 1990 seguivano Lory D sono diventati quasi trentenni, alcuni si sono sposati, altri già separati, altri ancora si son messi a far musica. Ora, non ho idea di quanto sesso abbiano fatto Bluermutt e Lucz sotto droghine allucinogene al grido di "What time is love", né ho la minima idea di come si chiamino i due artisti all'anagrafe, c'è da dire che sembra siano partiti proprio da quel mondo ormai lontano 15 anni.
Non vorrei essere frainteso: L'impasto sonoro proposto non ha più nulla a che vedere con la techno ormai, esattamente come le canzoni di Bjòrk non hanno più nulla a che vedere con il punk; "People eating tasty people" è un disco di IDM che aggiunge registrazioni di strumenti acustici ai suoni editati in Max/MSP. Oddio, chi per indole riconosce le chitarre prima dei suoni elettronici potrebbe dire indietronica strumentale, ma ormai i generi chi li caga più? Per tagliare la testa al toro, diciamo che per qualcuno sarebbe un disco "astratto", per altri addirittura "ostico", io dico solo "strumentale" ed aggiungo: "d'atmosfera".
Non è difficile rimanere ammaliati da tracce come "Blue nail varnish" ed i suoi campanellini nostalgici o da "I can see the pixels in your eyes": forse ricordano un po' i Mùm ed i Boards of Canada (guardando la grafica del loro sito, non si può non notare un particolare attaccamento ad Eoin e Sandison) ma alla fine dei conti si fanno ascoltare con piacere, e questo è più importante.
Come nota personale, provo un certo dispiacere a sapere che progetti come questo vengono relegati alla non commercialità del web, le tracce di questo lavoro sono infatti tutte scaricabili dal sito internet del duo (www.mickeyeatsplastic.com). Ottima scelta per far circolare la voce ed invogliare il pubblico ad uscire di casa per vederli dal vivo, ma da buon collezionista di dischi sento ancora il bisogno di avere pagine e pagine di booklet tra le mani. Booklet che i Mickey eats plastic, sinceramente, si meriterebbero. (28-03-2007)
Recensione di Simone Caronno
Qui la pagina originale.